Daniela Frau Psicologa Psicoterapeuta

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MEMORIE E ABISSI DI UN’IDENTITÁ IN TRANSIZIONE [parte 1]

William Blake: “Pity”

La memoria è elemento centrale che ci definisce, il simbolo della nostra metamorfosi, della nostra continua ri-narrazione, è trasformazione e conservazione.

Contiene questa coppia di opposti. È un substrato che ci permette di andare oltre, di procedere nel processo continuo della nostra esistenza. È una sorta di base sicura a cui ancorare tutte le nostre esperienze presenti e future. 

Le memorie antiche della necropoli eroica dei Giganti di Mont’e Prama - in provincia di Oristano - ci conducono in un viaggio nel tempo, ci raccontano di una dimensione ctonia, tornate alla luce grazie all’urto dell’aratro di un contadino su una pietra irremovibile, dalle profondità dagli abissi della terra giunge la possibilità, oggi, di riannodare la memoria e darne nuove e sorprendenti interpretazioni e visioni.

Emergendo alla coscienza di tutti noi.

Al contempo “nuove” memorie, estese, aumentate, vengono scaricate, archiviate e delocalizzate, quelle dell’e-Memory pongono dubbi e inquietudini ma anche nuove possibilità.

Quale identità possibile allora?

Possiamo parlare sempre di identità integra, seppur nelle trasformazioni, oppure mutilata e inautentica?

Qual è ora la realtà che ci tiene agganciati, qual è il luogo dove sempre possiamo tornare senza perderci nella bolla virtuale, nell’oblio, nello sradicamento?



Memoria riemersa

La memoria dei giganti di Mont’e Prama è una memoria sepolta rimasta inaccessibile fintanto che non si è avuta questa sorta di epifania. È una riappropriazione di qualcosa che è sempre stato lì, un abisso, che in qualche modo si mostra. 

La risonanza che si prova guardando, le sculture-giganti, avviene perché si percepisce l’emozione dell’artista, giunge a noi tutta la tensione che vi ha messo nello scolpire.

L’artista imprime con lo scalpello sulla pietra un’idea, un sentimento. Rendendoli visibili. Incarnati. Su questo punto torneremo in seguito. 

I giganti sono la materializzazione di un sentimento, di un sentimento religioso, una memoria esterna incarnata nella pietra, nell’arenaria, c’è la dimensione creativa artistica, immaginifica. Appunto, un atto creativo.

Jung così si esprimeva:

Permanenza e concretezza di un popolo, non solo dell’individuo, di una comunità. Oggi l’ipotesi più accreditata, è che questo luogo fosse una necropoli sacra, legata al culto di un eroe, di cui ancora non si è trovato il sepolcro.

Spiega Paolo Bernardini, archeologo dell’Università di Sassari. Per Bernardini i giganti, con la loro unicità, rafforzano l’immagine di un popolo sardo, nuragico, dalla cultura e dall’identità antichissime e forti.

Un’identità che i cartaginesi sembra abbiano distrutto: 

Le tombe furono violate. I corredi rubati. Le sculture abbattute. La pulizia etnica non risparmiò né i vivi né i morti.

Per vincere i nemici sardi, i cartaginesi vollero cancellare anche i loro eroi. «Una damnatio memoriae in piena regola, un tentativo di far sprofondare la cultura degli avversari nell’oblio», commenta Raimondo Zucca dell’Università di Sassari. 

fonte: sardegnaitinerari.it

Sabina Spielrein poneva a Freud e Jung una domanda da loro in verità non raccolta ci dice Elie Humbert che ne contrassegna forse la differenza radicale: è forse la distruzione la causa del divenire? (Humbert, 1987: p. 14)

I cartaginesi sapevano bene ciò che succede a un popolo, a una comunità quando si distruggono i loro idoli, i loro simboli collettivi, la loro memoria! Arriva l'oblio e lo spaesamento, ci si sente sradicati in balia degli eventi. Ma è forse anche l'inizio di un nuovo divenire. 

Senza un “luogo”, né memoria come entrare in rapporto con la propria identità, come possiamo costruirla?

E-memory, una memoria dislocata

La nostra storia quella più antica e più recente ci danno la possibilità di tessere un filo, un continuum esistenziale che contrasta in modo fragoroso con quello che sta accadendo con l’utilizzo di dispositivi esterni che invece creano dei vuoti, dei buchi esperienziali ed esistenziali di cui non siamo consapevoli. Frammentando l’identità.

Un viaggio che porta in ‘terre’ mai conosciute, luoghi di transito e ibridazione dove si rimane se stessi, solo se si ha la possibilità di avere consapevolezza del mutamento al quale partecipiamo. 

Oggi tutta una serie di dispositivi, di archivi di memorie, che immagazzinano le informazioni, le dislocano, le esternalizzano in una sorta di scatole cinesi, matrioske dei tempi moderni, in altri archivi sempre più enormi, generano tutta una serie di problematiche di cui vediamo solo la punta affiorante.

Un contrasto originato da questo sviluppo di periferiche esterne, di dispositivi di archiviazione, come ad esempio la cloud, l’hard disk o la pendrive, schede di memoria che sono dentro i nostri smartphone, tablet o pc.

Forme di memoria estese, aumentate, possibili protesi esterne, quella che alcuni studiosi hanno denominato nel suo complesso e-Memory. 

Sono dunque una minaccia? Quale minaccia all’identità nel suo complesso?